Ogni cosa passata pur diversa
sei tu.
Sei tu la ragazza con le amiche
che passa il viale delle Americhe
scomparendo in un’intercapedine di blu.
Sei tu che pattini all’alba,
oltre la brinata
sull’erba,
chiusa nella cella d’alberi
attorno alla pista del winter village
libera e spensierata;
sei tu su i milioni di libri
dei magazzini sotterranei
della public library:
il tuo piede armato li varca e non sa…
come non sai che ti guardo
dalla telecamera pubblica
su Bryant Park.
Ecco che spingi un passeggino con sù
un ombrellino blu, piove;
compare la guardia mattutina.
Eccoti nella ragazza dai capelli blu
che tiene per mano un bambino
pingue,
un esserino che piange
per una lattina.
La nostra colpa è la morte,
sulla sesta, all’incrocio con chi va
e mai più s’incontra;
sotto il cartello stradale che dirime i destini,
un San Sebastiano trafitto ed esangue.
Ti guardo e chissà
se mai viviamo alla pari
o sempre uno dentro l’altro
come piccoli ombelichi di luce
che s’intravedano dagli ocelli dei palazzi
intorno, affondati nella città;
nella tua stanza forse ti chiedi
se domani farai yoga
o sarai alla picnic performance.
Chissà se ci passeremo accanto,
se ci saremo dentro
come allo stesso cielo
color di pelle liscio
a sentire lo stesso puzzo dolce
di sudore delle foglie d’autunno marce
lo stesso puzzo dolce di sudore della folla,
di ogni cosa che s’ammassa e muore.
Forse sei tu seduta al tavolo del café
vicino al Jane Elissa Atelier
con un sacchetto di briciole
di pane a estorcere vaticini
ai cinguettii alati degli uccelli – idoli di vento –
forse sei tu catturata al carosello
da filamenti di bambini.
Dimmi che sei tu perché importa,
e che ci apparterremo ancora…
e che la terra ha i suoi fiori
come un bimbo i giocattoli.
Dimmi che sei tu nei cappi mestruali
di tutte le donne che passano
coi loro rituali, in una fuga
di capezzoli intirizziti,
sotto maglioni pizzicanti come ortica,
capezzoli duri come viti
in ruote dentate di biciclette;
che sei tu, di sera, in abito di mica
capezzoli freddi come forcine
a trattenere la propria all’altrui anima.
Dimmi che ogni volta sarai tu,
pur diversa da prima
nelle nocche di vento
nelle ciocche di sole
nelle bocche di ghiaccio.
Ti guarderò passare
dalla telecamera pubblica
su Bryant Park e non saprai.
Eccoti ancora…
lampioni esitano,
la nebbia s’affanna
di mattina nel parco;
qui è già giorno.
Dove sarai se siamo già stati?
Eppure sei tu…
la nebbia ha il tuo respiro,
ha il tuo petto morbido;
sei tu nel tuo tempo perfetto,
a Bryant Park.